Perdonatemi l’assenza, ma ho avuto delle faccende da sbrigare e poi mi ha “pietrificato” e zittito la guerra in Ucraina, una guerra senza ragione (come tutte) fra due popoli ‘gemelli’, nel cuore dell’Europa. Eppure avevamo giurato alla fine della II° Guerra Mondiale: «Mai più la guerra nei nostri confini». Che il Signore porti pace a quella povera gente.
Eccomi di nuovo con voi a parlare di cose che possono accadere intorno all’Eremo di Camaldoli e di cosmesi.
Sulla pelle del viso, appena lavata con un sapone rigorosamente vegetale – meglio ancora se fatto con l’olio d’oliva – vi consiglio di applicare, prima o dopo il Burro di Karité (questo soprattutto in inverno), un ottimo siero. L’Antica Farmacia ne propone uno davvero buono, prodotto nel nostro Laboratorio Cosmetico della Mausolea di Soci. Ha fra i suoi componenti il prezioso tartufo bianco. La funzione principale del siero è rimpolpare che non sembra una bella parola, ma significa una cosa molto semplice ed utile: Rendere più florida, setosa e soffice la pelle. Scende più in profondità, attraversando l’epidermide e interessando gli strati più superficiali del derma. Uno dei consigli che vi ripeto spesso è di non andare dietro alle pubblicità di creme presunte miracolose che garantirebbero questo, codesto e quello! Ma invece di scegliere singoli prodotti naturali – preferibilmente BIO certificati – e a prezzi contenuti, che svolgano le singole azioni che desiderate e che siano per davvero efficaci. Che poi questa qui è la filosofia della nostra Linea “Giardino dei Semplici”. Il nostro Siero anti-aging al tartufo bianco non fa parte del Giardino dei Semplici, ma è ugualmente ottimo e ve lo consiglio anche per attenuare i segni del tempo che passa sempre troppo in fretta.
Li incontrai insieme al laghetto, Dante e Beatrice, lui mi garbava più di lei perché, a differenza sua, non cercava l’approvazione del ‘nonno’ con la barba bianca (che ero io) mostrandogli – per così dire – gli esercizi di “ginnastica artistica” ben fatti. Lui mi piaceva più di lei perché non sentiva il bisogno di esibirsi e quindi gli uscivano parole guardinghe ma molto intelligenti, messe in fila senza ostentazione, seguendo la teoria di pensieri tersi come cieli d’aurora.
Chiacchierammo brevemente di spiritualità, d’altronde di cos’altro avremmo potuto dire?! I laghetti gemelli dell’Eremo, separati solo da una specie di esile ponticello, allestiti tanto tempo fa da monaci affamati che bramavano cibarsi di pesce, visto che di carne – per via della Regola – non potevano mai, ci osservavano come occhi muti e torbidi per le recenti piogge. Avevo faticato non poco ad avviare la vecchia caldaia a legna della cella ed ero affumicato come uno “speck”! Per quello avevo deciso di fare due passi e prendere un po’ d’aria fresca (meglio: freddissima!) prima dell’ora media, così li avevo incontrati per uno di quegli incontri fortunati che a volte capita di fare in un bosco o in riva a un laghetto di montagna, piccolo piccolo, com’era avvenuto a noi tre. Prima di allora, recarmi lì mi piaceva ma anche m’immalinconiva perché settant’anni prima all’incirca ci era morto affogato un ragazzo di quindici anni, un francescano dice la lapide con la foto impressa su ceramica, che di sicuro i genitori avevano chiesto di poter infiggere nel terreno della riva, quasi a punirlo perché gli aveva portato via la vita del figlio e con essa la loro pace per sempre.
Come i genitori di Polina, di dieci anni, la prima bimba di Kiev perita sotto i colpi assassini della nuova guerra. Pensai a quell’altra coppia di genitori che non avevano potuto piangere Polina, che non diventerà mai donna, perché erano morti con lei, in un luogo non tanto lontano come si crederebbe e trovai una somiglianza fra quegli occhi pieni di vita e di sogni della bimba e quelli del quindicenne morto annegato per un assurdo incidente.
Dopo la chiacchierata ci salutammo in gran fretta perché il tempo si era fatto corto all’improvviso, come sempre accade quando ci s’incontra e si dialoga con altri spiriti in ricerca. Mi lasciarono in regalo – lo seppi poi in portineria – un bel libro e ve lo consiglio perché mi è piaciuto e l’ha scritto un uomo a me molto vicino per origini ed età, Franco Arminio. Il titolo è: “La cura dello sguardo”. In fondo, pensai, a cosa può essere paragonata l’esistenza se non a un incrocio di sguardi fra persone che stanno cercando Dio, anche quando non lo sanno ancora…
Ora, per non tirare per le lunghe, vi abbraccio e vi saluto tutte e tutti e spero che mi leggerete ancora fra qualche giorno sempre qui, sul BLOG dell’Antica Farmacia: Ho intenzione di presentarvi altri prodotti da usare di qui alla primavera. Pace in Ucraina!
Firmato: Un monaco dell’Eremo di Camaldoli