La notte scorsa, all’Eremo di Camaldoli, c’è stata la prima neve. C’erano stati il giorno prima dei segni premonitori: un’insolita combriccola di merli si affrettava a rintanarsi, sotto gli occhietti altezzosi di un codirosso spazzacamino, nero come un carboncino e intirizzito; daini e cervi erano spariti chissà dove, lasciando la foresta ancor più silenziosa del suo solito; qualcuno aveva rabbrividito per un lungo ululato lontano, che aveva rimbombato giù dalla Consuma, già perché in Casentino finalmente è ritornato il lupo! Poi aveva lampeggiato e…uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette…tuonato sul Sasso Fratino. E infine la neve, come sempre, accompagnata dalla sua temperatura perfetta, poca poca sul principio e a palline di ghiaccio, ma poi abbondante e setosa. Subito sui tetti delle celle se n’era fermata un bel po’, come per festeggiare il più bel Regalo che il buon Dio ci abbia mai fatto (eppure tanti e grandi non ce li aveva fatti mancare perché non c’è persona più generosa di Lui!): suo Figlio in fasce, che sta per nascere anche quest’anno. Era la prima domenica di Avvento e ci è sembrato bello poterci rintanare al calduccio, dopo la Messa, i Vespri e la Compieta, nel mentre tutto si copriva di bianco candore.
Ecco, con i primi freddi della stagione, occorre prendersi cura, con particolare attenzione, della pelle. L’organo più esteso del corpo umano richiede proprio ora particolari premure. In primo luogo (dei luoghi seguenti parleremo nelle prossime settimane, sempre in questo Blog) è giunto il momento di cambiare definitivamente le nostre abitudini in fatto di igiene della persona: dovremmo una buona volta smetterla di comprare al supermarket quei detergenti liquidi che ci piacciono tanto – perché fanno un sacco di schiuma – ma che nuocciono tanto a noi e all’Ambiente. Sono fatti con derivati petrolchimici e già solo la parola mette paura! Voglio vedere – a transizione ecologica conclusa – diciamo dal 2050 in avanti, dove li ritroverete più; quando finalmente avremo smesso di tormentare la nostra madre Terra, succhiandole il “sangue” (il petrolio) e avvelenandole l’aria.
Vi sollecito caldamente a riabituarvi a usare la vecchia e cara saponetta, quella delle nostre nonne (magari vostre bis-trisnonne) fatta solo con oli vegetali e magari solo con l’olio d’oliva: proprio come aveva ordinato il Ministro della Real Casa, Jean-Baptiste Colbert, cortigiano nientemeno che del Re Sole, Luigi XIV°, il quale stabilì per decreto che il già famoso “Sapone di Marsiglia” fosse prodotto con l’olio d’oliva e prescrisse anche dosi e proporzioni.
Questo conta: che per lavarvi usiate solo saponi naturali vegetali – magari anche liquidi (se proprio devo chiudere un occhio) – fatti come natura e tradizione comandano. Perché il sapone vegetale è l’unico che non “ruba” alla vostra pelle quel velo prezioso col quale essa si ricopre e si protegge, quel velo delicato come il bisso, l’organza o il tulle e che si chiama: film idrolipidico. Il sapone industriale ve lo raspa via e la vostra pelle, soprattutto del viso, si ritrova nuda, indifesa e irritata.
Ora, per non tirare per le lunghe, vi abbraccio e vi saluto tutte e tutti e spero che mi leggerete ancora fra qualche giorno sempre qui, sul BLOG dell’Antica Farmacia: ho intenzione di presentarvi i prodotti da usare in inverno.
Firmato: un monaco dell’Eremo di Camaldoli