Rispetto per l’ambiente
Chi giunge a Camaldoli è colpito dalla foresta –oggi “Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna”. Le sue origini si fondono con le origini stesse dell’Appennino Tosco-Romagnolo.
Per amministrare la coltivazione boschiva i monaci camaldolesi prescrissero sin dall’XI secolo norme che costituirono nel tempo il primo “Codice Forestale” italiano, vera “Summa” di sapienza “ecologica”.
Ogni anno venivano collocati a dimora “quattro o cinquemila Abeti” come prescriveva la “Regola di Vita Eremitica” e il “Codice Forestale”: il monaco di Camaldoli era geloso custode e promotore della Foresta.
Nel 1857 e nel 1859, per ricordare anni più vicini a noi e alla sensibilità ecologica moderna, la foresta fu arricchita di ben 60 mila abetini.
Nessuno, compreso il Priore Generale dei Monaci di Camaldoli aveva l’autorità di far tagliare anche un solo albero se non era autorizzato dal Capitolo della Comunità.
La conservazione e l’arricchimento della Foresta sono tuttora un impegno da parte del Corpo dei Carabinieri Forestali dello Stato Italiano che ne cura i lavori e la promozione.
